martedì 3 gennaio 2012

Un trip, mentale e non [ED. SPECIALE MADONNA BIANCA]

Consultiamo l'orario degli autobus, speranzose, per poi scoprire che sono spaventosi per cui ci toccherà alzarci a ore impronunciabili per riuscire ad arrivare in tempo - ma questi sono amorevoli sacrifici che si fanno volentieri per il proprio lavoro.
Con la faccia di chi ha urgente bisogno di un caffè (e magari anche di un secchio di acqua ghiacciata in testa) ci precipitiamo verso la fermata, paventando già di vedere partire l'autobus senza di noi. Arriviamo con la faccia arrossata e il fiato corto, la gambe tremanti, il cuore che palpita a mille. Sì, sembriamo proprio due nonnine, ma la cosa importante è che l'autobus non sia ancora passato e siamo in perfetto orario.

Attendiamo.
Dieci minuti.
Aspettiamo ancora.
E' in ritardo.
Ulteriore attesa.
Siamo quasi in ritardo anche noi, ormai.

Finalmente intravediamo all'orizzonte l'enorme carcassa di metallo arancione e urliamo vittoria. Saliamo e partiamo impavide ancora una volta verso una meta sconosciuta.
Oltrepassiamo la questura e, poco più in là, ecco comparire le familiari sagome degli orrendi palazzoni di Madonna Bianca. Ce l'abbiamo fatta! Prenotiamo subito la fermata, ma... Perché i palazzoni sono alla fine della strada in salita e il nostro autobus invece prende quella in discesa?
Non ci lasciamo spaventare per così poco e appena riusciamo a smontare, iniziamo a seguire la strada che ci sembra più probabile.
A questo punto, le versioni su ciò che accadde sono molteplici. C'è chi ritiene che siamo cadute in una dimensione parallela. Altri sostengono che fosse tutto frutto di un esperimento alieno. I più scettici, infine, credono che sia stato tutto un sogno.
Fatto sta che di punto in bianco ci ritrovammo nel paese di Oz, a seguire la famosa strada concentrica di mattoni gialli che porta dall'altrettanto famoso mago.*


Arrivate in cima, dopo essere sopravvissute all'impeto di un vecchietto in bicicletta che ci ha quasi investite, cerchiamo l'ormai ben noto cartello "Biblioteca" e rimaniamo sconcertate nello scoprire che un cartello non c'è... Ce ne sono due! Uno indica a destra e l'altro e sinistra della stessa strada.
Seguiamo prima quello a destra, giriamo tutt'intorno a un imponente edificio grigio senza trovare alcunché e ci ritroviamo di nuovo al punto di partenza.
Allora seguiamo quello a sinistra e la scena si ripete.
Demoralizzate, chiediamo indicazioni all'unico passante in circolazione nel raggio di chilometri. Come si suol dire, in medio stat virtus e infatti non occorreva andare né a destra né a sinistra, bensì su per le scale.
Il gentilissimo passante, dopo averci dato quest'informazione ci guarda con aria affabile e chiede "Siete le signore delle pulizie?".
No comment.

E' stato complesso, ma siamo riuscite ad arrivare in perfetto orario. Sono le 8.30 precise quando varchiamo la soglia della biblioteca. La bibliotecaria, tuttavia, ci guarda costernata.
Siamo in anticipo di un paio d'ore, ci spiega.

Oh, bè.
Tararì tararera, per ingannare il tempo (e il nervoso) decidiamo di andare a far colazione nell'unico bar nei dintorni.
L'unico bar nei dintorni in questione non è un bar.
E' un pizzorante di gestione indiana, nel quale aleggia un fortissimo odore di curry.
Entriamo annaspando alla ricerca di bevande calde. Deysi ordina un cappuccino. Martina, chiedendo un espresso, si sente rispondere: "Ah, va bene, due cappuccini allora".
Martina ripete l'ordinazione.
"Un espresso, per favore".
"Espresso? Caffè?"
No, quello delle dodici e trenta per Torino.
Arrivano cappuccino e caffè regionale con vagone biciclette.
Mentre beviamo, il gestore ci invita insistentemente a frequentare più spesso il suo locale.
"Qui voi beve birra, vino bianco, mangia pizza!"
La brioches invece non è contemplata nel menù e noi restiamo a pancia vuota.
Prima di uscire, il gestore di cosparge gentilmente di biglietti da visita del suo altro ristorante a Mori nel quale potremo bere birra, vino bianco e mangiare pizza.




Il racconto termina qui per presunto suicidio delle due volontarie esaurite.




* Nota per i turisti: nei pressi di Madonna Bianca c'è veramente una conturbante stradina di mattoncini che ondeggia verso il Centro Civico. Non abbiamo potuto resistere alla tentazione di canticchiare Over the rainbow  trotterellandoci sopra.

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