martedì 29 novembre 2011

Forever alone

E' arrivato il momento.
Loro l'hanno aspettato con trepidazione, noi no.
Dalla prossima settimana, dovremo andare a pranzo da sole.

Sì, finora siamo state attaccate ai volontari delle Politiche Giovanili come cozze allo scoglio.
Noi abbiamo iniziato che loro stavano finendo, ed è nato questo rapporto un po' paterno e un po' nonnista.
Domani noi partiamo per la formazione residenziale, e contemporaneamente scade il loro anno di Servizio Civile.
Ciò significa che quando torneremo dalla formazione residenziale, troveremo le Politiche Giovanili bene o male vuote.
E noi andremo a pranzo sole solette. Non ci sarà nessuno che ci parlerà dei suoi gatti o ci farà vedere roba da nerd sull'ipad.
Non ci sarà proprio nessuno, anche perché siccome i fondi per il Servizio Civile sono stati tagliati e buonanotte, non ci saranno neppure i nuovi volontari a farci compagnia.
E per giunta una delle bibliotecarie che ci aveva accolto come le sue protette, va in pensione oggi! OGGI! Proprio oggi! Quindi insomma, ci abbandonano tutti...

Ragazzi, ci mancherete da morire.
In bocca al lupo per tutto!
E ogni tanto venite in biblioteca che vi spieghiamo l'autoprestito.

giovedì 24 novembre 2011

Promozione RFiD

La Biblioteca comunale di Trento ha recentemente acquisito delle postazioni RFiD, attraverso le quali è possibile  procedere direttamente al prestito (self check) senza l'intermediazione del bibliotecario. Il sistema è semplicissimo da utilizzare, ma la maggior parte della gente non se la sente di provare a usarlo autonomamente o non sa della sua esistenza. Per questo motivo, siamo state incaricate di promuovere l'autoprestito... E ci siamo divertite a fare la casistica degli utenti!





  • INFO POINT: Questo particolare gruppo di persone non ha ben compreso lo scopo della nostra presenza lì.
    "Mi scusi, ha visto passare una ragazza con la giacca bianca a nera?" Veramente... Ne ho viste circa una decina.
    "Dove si trova la sezione informatica? Come devo fare per avere accesso a internet? Dove sono i fumetti? Scusi signorina mi aiuta a usare librivision?" Il tutto chiesto sempre dallo stesso ragazzo, che continuava a passare davanti alla nostra postazione con aria sperduta.
    "Dov'è che si fanno le fotocopie? Perché mia figlia è andata a fare le fotocopie e io la sto cercando".
    "Scusi signorina, mi sa dire dove sono i segnalibri da collezione della biblioteca?" Abbiamo dei segnalibri da collezione?
    "Oh mi scusi, dov'è che sono i mandolini?" La signora si riferiva ad una conferenza sul mandolino, ma lì per lì sono rimasta un po' interdetta.
    E, naturalmente, la più gettonata tra tutte le domande: "Signorina, sa dove si tiene la conferenza con Menapace?"

  • NO: Sono convinti che siamo lì per vendere qualcosa, per qualche sondaggio o che comunque sia troveremo il modo per fregarli. Senza lasciarci nemmeno il tempo di chiedere contesemente se desiderino provare l'autoprestito veniamo subito aggredite, rifiutate e allontanate sgarbatamente.

    - Buonasera, deve prendere in prestito o restituire un libro?
    - Sì, perché me lo chiede?!

  • A SCUOLA! : Trattasi di individui - perlopiù ultrasessantenni - convinti che siamo due studentesse fallite. Presumono che abbiamo dodici anni (forse) e ci fanno discorsi paternalistici sull'importanza di riprendere a studiare.

    - Che fanno qui due belle ragazze? Lavorate?
    - Eh sì.
    - E a scuola non ci andate più, eh?
    - Veramente l'avremmo già finita...

    - Signorina, ma Lei ha fatto un corso per imparare l'utilizzo di questo apparecchio?
    - No. Ci hanno semplicemente spiegato come funziona... Non è che ci sia molto da capire.
    - Sì, scusi, ma non è un un po' triste ritrovarsi a fare questo lavoro alla sua età? Riprenda a studiare.

    (Ha rischiato seriamente di non riuscire a finire la frase, perché schiumavo di rabbia).
  • NON SONO CAPACE: Per riuscire a prendere un libro in prestito non è necessario premere alcun pulsante. Basta deporre i libri sopra un ripiano e nel giro di qualche secondo la postazione fa tutto da sola.

    - Salve, deve prendere in prestito? Se Le interessa posso spiegarLe il funzionamento dell'autoprestito, così evita la coda.
    - Non sono capace.
    - Ma... Non deve fare nulla. E' davvero facile.
    - No. Io non sono capace.

    Vabbè.

  • IL PASSEGGIATORE: Costoro non si recano in biblioteca per studiare, prendere in prestito dei libri o fare ricerche bibliografiche. Ci vanno per... Passeggiare. E perché non approfittarne per fare due chiacchiere con le ragazze dell'autoprestito?
    - Oh! Ma che cos'è questa macchinina? Mi può spiegare come funziona? ... Devo fare la tessera nuova? Ah, c'è una fila di 40 persone. Ottimo! Vado subito a farla, così mi passo il tempo.
    Io ero basita. La signora in questione (un'adorabile vecchina) è tornata una ventina di minuti dopo, emozionatissima e si è fatta spiegare tutto per filo e per segno, per poi lasciarmi dicendo che andava a fare "un'altra passeggiata". Dopo un altro quarto d'ora, torna insieme a un adorabile vecchino.
    - La prego, La prego, lo spieghi anche a lui!

  • L'ESPERTO: Abbiamo avuto un incontro ravvicinato anche con una rarissima categoria. Si tratta generalmente di un ragazzo, giovane, occhialuto, che si appropinqua alla postazione, mette il libro sul ripiano e la tessera in una strana posizione sotto la lucina rossa - assolutamente inutile come cosa -

    - Scusa... sai, non serve che la metti lì la tessera, puoi appoggiarla sul ripiano sopra i libri.
    - Eh no, se non la metto proprio qui la tessera non prende.

    Okay, come non detto.

  • IL PASTRUGNO: snervante categoria di utente che non riesce a seguire la spiegazione, anzi, non l'ascolta neanche, ma parte in quarta.

    - Prima di tutto appogg-
    E l'utente in questione prende il dvd e lo ficca a forza nella finestrella apposita.
    - No, aspetti, deve ap-
    L'utente estrae il dvd come se fosse la spada nella roccia e lo tiene sollevato a mezz'aria.
    - Ecco, dunque, metta il dvd e la tessera sul-
    Nel frattempo l'utente prende la tessera e la passa sul ripiano come il bancomat al supermercato.
    - No, scusi, aspetti, le spiego, metta tessera e UN dvd sul rip-
    E l'utente mette i dieci dvd che ha da restituire TUTTI INSIEME sul ripiano della postazione.

    A questo punto, l'RFiD esplode.


Ecco, queste sono solo una piccola parte. Magari più avanti vi aggiorneremo con tanti altri simpaticissimi personaggi che gironzolano per la biblioteca.
(E se ve lo state chiedendo... sì, questo è il nostro primo post a quattro mani! Yeah!)

martedì 22 novembre 2011

Cènéréntola

Ovvero: una fiaba letta da un lettore volontario al termine della sua formazione.

C'èèèèèra uuuna vooooolta... una fanciiiiulla molto belllla e brrrraaava, che perrrse la mamma in tènèrissssima età.
Il padre pènsò di fare il suo(!!!) bène, sposando una védova che aveva due figliole.
Purtroppo... dopo qualche anno...
...
...
...
anche l'uomo...
morì!

E così la sua figliiiola... rimaaaase in baliiiia della matrigggggnnna e delle sue sorellassssttttre.
Incominciò allora per la pòòòvera orfana... una vita di UMIIIIIIIIILIAZIONI e PRIIIVAZIONI.
La poverétta doveva lavaaaaaaaare,
stiraaaaare,
puliiiiiire
ed essere al completo (!!) servizio della matriggggggnnna e delle sue figliooole.


----------------------------
Basta così, dai.
Era solo per farvi sapere che la nostra formazione sta proseguendo e iniziamo a raggiungere i primi risultati.
Ad un laboratorio di lettura ad alta voce abbiamo analizzato una versione della fiaba di Cenerentola, mettendo tremila accenti diversi tra dizione e interpretazione e cose varie.
Quella fiaba mi esce dagli occhi!
Dovevo assolutamente esorcizzare questa cosa.
A vostre spese.

lunedì 21 novembre 2011

Ossessione

No, no es amor. Lo que tú sientes, se llama obsesión.

La maggior parte dei nostri discorsi, oramai, inizia con suoni onomatopeici di varia natura. Babbo Natale è diventato protagonista indiscusso delle nostre giornate. Della lingua Piripù, paura non abbiamo.
Stiamo diventando dei fumetti!
Ci ritroviamo il venerdì sera davanti al computer a sponsorizzare questo blog (ci mancano solo i pompon). A pranzo non riusciamo proprio a staccare la spina, è più forte di noi.
Questo lavoro ci sta assorbendo, ci ossessiona. Siamo arrivate al punto di sognare a cartoni animati con la voce di Anna Marchesini.
Non vediamo l'ora di iniziare a leggere ai bambini, ma abbiamo paura che, andando avanti di questo passo, alla fine dell'anno dovremo fare un corso di riabilitazione alla convivenza con persone adulte e di disintossicazione dai libri per l'infanzia.

giovedì 17 novembre 2011

Un mestiere misterioso

Stiamo sperimentando una bizzarra difficoltà.
Nessuno capisce quello che facciamo!

No, non è che ci sentiamo incomprese.
E' che nessuno capisce esattamente qual è il nostro compito in biblioteca! Di che cosa tratta il progetto, quello che dobbiamo fare, eccetera. Non c'è verso di farglielo capire, proprio!

L'altro giorno siamo state presentate ad una scolaresca come le aiutanti delle bibliotecarie.Poi la maestra ha fatto notare come fosse nobile il nostro mestiere, perchè a sua detta noi non riceviamo alcun tipo di stipendio (ehm...)
La gente ci fa "Lavorate in biblioteca? Ah, bello. Ma... cioè?"
Dei miei amici sono rimasti delusi perché pensavano che mi avrebbero trovata al banco prestiti.
Infine, siamo state scambiate per due liceali.

Sigh.

Ragazzi, insomma!
Noi leggiamo storie ai bambini!Poi, sì, abbiamo una formazione generale, ogni tanto diamo una mano, mettiamo a posto gli scaffali e cose del genere. Ma siamo lettrici volontarie. E, sì - mi spiace deludere qualcuno - ma... chi fa servizio civile riceve un rimborso spese di circa 430 euro. Non è proprio uno stipendio, ma non è neanche volontariato nel senso classico del termine.
Ma il nostro mestiere, il nucleo della nostra professione, quello che stiamo imparando a fare e che faremo, è leggere a voce alta.

(Ma chissà perché, quando l'arte è un mestiere, si tende a non considerarla un vero lavoro.)

Noi adoriamo questo mestiere - quello di leggere storie ai bambini - e non vediamo l'ora di iniziare sul serio. Stiamo iniziando a preparare le letture e abbiamo già preso a lavorare sui suoni, le intonazioni eccetera.
Manca poco al debutto, e paura non abbiamo.

...bè, insomma...

lunedì 14 novembre 2011

Ispirazione

Dallo scorso mercoledì, io e Martina entriamo in biblioteca canticchiando

A caccia dell'orso andiamo.
Di un orso grande e grosso.
Ma che bella giornata!
Paura non abbiamo.

E' più forte di noi, non riusciamo proprio a togliercela dalla testa... Ed è tutto colpa (o, meglio, merito) di Alfonso Cuccurullo, che con la sua capacità espressiva ci ha conquistate, trasformandoci in due cinquenni affamate di storie.
E' riuscito a tenermi col fiato sospeso e la bocca spalancata, mentre aspettavo di scoprire se il lupo (quello di Zuppa di sasso, naturalmente) si sarebbe mangiato la gallina e il maiale e l'oca. Mi sono esaltata come una bambina il primo giorno di scuola nello strofinare, scuotere e soffiare su Un libro. E ho riso di gusto quando l'ho sentito leggere la cronaca sportiva di Cappuccetto Rosso.
Non è solo bravo, è un genio! (Si vede che ne sono rimasta giusto un pochino colpita, eh?). Non credo che diventerò brava quanto lui, però se un giorno riuscissi a trasmettere agli altri anche solo un decimo delle emozioni che è riuscito a farmi provare, mi riterrei soddisfatta di me stessa.
Non ho esperienza né tecnica né un mio stile... Ma adesso ho un ideale a cui tendere.


domenica 13 novembre 2011

Leggere o raccontare?

E' stata una settimana tosta.
Le cose e le persone iniziano a prendere forma.
Siamo state impegnate principalmente nella formazione. La sera in particolare, fino alle undici. Stiamo seguendo un corso di lettura ad alta voce a Gardolo, e abbiamo preso parte a un workshop di tre serate a Pergine, sempre sulla lettura ad alta voce ma nell'ambito di Nati per leggere, con Alfonso Cuccurullo (del quale serve aprire un fan club, il prima possibile.)

Sto iniziando a rendermi conto di quanto il rispetto sia una cosa che quasi sempre non ti regalano, ma ti devi conquistare. Stesso discorso vale per la fiducia o per l'appoggio. Noi ci stiamo provando.



Abbiamo assistito a delle letture animate, raccontate quindi nello stile di un monologo teatrale, ma io resto dell'idea che leggere e raccontare non siano neanche lontanamente paragonabili - e non che il "racconto" sia ad un livello più alto della "lettura", come invece ci è stato fatto notare la settimana scorsa.
Secondo me sono due arti diverse. Il racconto a cui abbiamo assistito noi è del tutto uguale ad un monologo teatrale, con l'attore che sta in piedi con i bambini davanti, come su un palcoscenico, con una piccola scenografia alle sue spalle.
Da spettatrice non penso che sia il metodo più efficace, perché il luogo in cui ci trovavamo non era un teatro, era una biblioteca. Non era il contesto giusto. E il racconto, il racconto che fanno i nonni o le mamme è una cosa molto diversa da quello a cui ho assistito io.

Quindi l'idea che mi sono fatta io è che il leggere sia una cosa, il raccontare un'altra, e il recitare un'altra ancora. Nessuna di queste arti superiore o inferiore all'altra.
Ma credo che in un posto come una biblioteca, circondati da libri e davanti a una ventina di bambini, la cosa più affascinante sia una pagina che viene voltata col fiato sospeso.

Non voglio essere polemica. Questa sono solo considerazioni che mi sono ritrovata a fare durante la mia prima intera settimana di servizio civile. Qualcuno certamente non è d'accordo, ma mi sono resa conto che spesso appena un diciottenne come me cerca di avere un'opinione propria, gliela si strappa via per inculcargli quella che si ritiene essere l'opinione corretta. Non temete, crescerò, ma per ora lasciatemi quel che rimane della mia teenage, e permettete che cresca con le idee mie.

Bilancio della prima settimana: tosta, troppe informazioni in testa, ma produttiva.
Desiderio del mese: credete in noi, per favore.

sabato 12 novembre 2011

Prime impressioni

Cosa ti aspetti da quest'esperienza? Cosa ti aspetti da te stessa? Cosa ti aspetti dalla tua vita?
La verità è che non lo so. Mi sono imbarcata in quest'avventura con un grande entusiasmo, ma anche con una certa apprensione, perché non so nemmeno io che cosa aspettarmi.
Il primo giorno, varcare la soglia della biblioteca, dove ho trascorso la maggior parte del mio tempo negli ultimi 3 anni, è stato come entrare in un mondo completamente nuovo, come essere uno sconosciuto in casa propria. Quei luoghi familiari all'improvviso acquisivano un aspetto così diverso.
Poi c'è stato il caos: corsi di formazione, visite alla biblioteca, mille volti nuovi, sistemi di catalogazione dai nomi impronunciabili che ci vengono catapultati addosso come sassi.
Sono felice, confusa e un po' spaventata.
Grazie al cielo non sono sola, ma ho trovato una collega fantastica con cui condividere tutte queste sensazioni.

P.S. Niente presentazione, per adesso, perché non so davvero cosa dire. Ci penserò.

lunedì 7 novembre 2011

Nascita di un blog

"Biblioteca ponte tra generazioni" è un progetto del Servizio Civile Volontario del Comune di Trento, relativo alla promozione della lettura, rivolta specialmente ad un pubblico di minori. I due volontari scelti hanno il compito di acquisire competenze inerenti alla lettura ad alta voce e alla promozione del libro, in stretta relazione con l'iniziativa Nati per leggere.


Questo è quello che si scrive e si dice di questo progetto.
Quello che vi diremo noi è tutto ciò che a questo progetto sta dietro: cioè quello che noi proviamo, facciamo, e pensiamo.
Provo sempre una certa emozione a scrivere il primissimo post di un blog. Alcuni ritengono che lo scrivere al computer non abbia neanche un quarto della magia dello scrivere a mano, e non posso dar loro completamente torto. E' vero che scrivendo a mano si vede la pagina che si riempe della propria calligrafia, dell'inchiostro, ed è molto suggestivo. Ma per me è altrettanto pazzesco scrivere un post dal nulla. Prima non c'era niente, e poi ci sono i miei pensieri. Ecco, mi fa un certo effetto, anche perchè non so mai se sto iniziando nel modo giusto, e se esiste un modo giusto per iniziare oppure no, e come finirà, siccome se inizio un blog si presuppone che in qualche modo, sì, finirà.


Io sono quell'insopportabile genere di persona che un po' crede in sé stessa e un po' no.
Ovvero, quando ho fatto il colloquio per essere ammessa a questo progetto ho cercato di dare il meglio di me stessa, ma poi per i due giorni successivi mi sono lagnata di non aver dato il meglio, e che tanto tutti gli altri candidati erano migliori di me per questo o per quell'altro motivo e non mi avrebbero mai presa e sarebbe stata una delusione tremenda. Sono odiosa.
Quando ho ricevuto la telefonata - inaspettata, perchè era mercoledì mattina e aspettavo i risultati dei colloqui per il pomeriggio - già solo quando mi hanno detto che era la "Biblioteca" i miei nervi si sono rilassati di colpo. Se non mi avessero presa perchè telefonarmi? Ed è bellissima la sensazione che si prova quando ti chiamano e ti dicono che hanno preso te. Mi è successo una volta, con un concorso per registrare uno spot radio, ed un'altra volta un po' più importante, per una serie televisiva. (Questo mi fa ricordare che non mi sono neanche presentata. Rimando a dopo) E mi piace da morire quella specie di senso di beatitudine e di vittoria.
Dopo un'ora o due di esaltazione, è arrivata l'ansia.
Okay, ci tenevo da morire a questo progetto. Se non mi avessero presa, non sapevo che altro avrei potuto fare. Sembrava perfetto per me, e mi ero affezionata all'idea. Era un bel futuro, e adesso ce l'avevo. Ma sarei stata all'altezza, avrei cambiato idea, mi sarei resa conto che non era per me? Le insicurezze sono infide e rispuntano sempre al momento giusto. Ero sempre esaltata ma avevo anche paura. Come sempre, di fronte ad una cosa nuova e sterminata. E questo progetto dura un anno. Ed è la prima volta che viene fatto.
E' nuovo e sterminato.


Sono quattro giorni che lavoriamo in Biblioteca. Sono fortunata perchè con la mia collega mi trovo benissimo - e non è assolutamente un dettaglio trascurabile. I primi due giorni sono stati molto duri. Io non ero abituata alle levatacce, c'era molto, troppo da conoscere e da vedere e da ricordare e mi sentivo ubriaca, un po' traballante in mezza a ottanta volti nuovi. Mi sentivo - e tutt'ora mi sento - gli occhi addosso, e non è esattamente una cosa piacevole, perché non tutti gli occhi ti guardano nel modo che ti piacerebbe.
E' semplicemente quello che succede quando tu sei nuovo per gli altri e gli altri sono nuovi per te.
Fortunatamente non sono sola.
Vorrei che fosse già passata la fase di inserimento, e iniziare ad agire sul campo, cioè organizzare le letture e lavorare con i bambini. Io adoro leggere, adoro recitare (e anche qui mi rendo conto che dovrei presentarmi decentemente) e sono impaziente. Per ora abbiamo iniziato a dare una mano, promuovendo l'autoprestito e dando una mano a sistemare le sale. Adoro passare il tempo sistemando i libri. Mi accontenterò di poco, ma mi dà soddisfazione e mi rilassa. Mi concentro su quello che sto facendo e, incredibile a dirsi, per una volta dimentico tutti i pensieri negativi. Ma non è esattamente quello su cui dovremo concentrarci per la maggior parte del servizio civile. E credo che quest'attesa renderà il momento in cui faremo la nostra prima lettura ancora più bello.


Quindi, per ora, tante aspettative, un po' di ansia e quella bella sensazione di stanchezza che ti fa sentire bene perché sai che hai lavorato e sei stato utile e, in qualche senso, hai un posto che è tuo e nel quale puoi fare del tuo meglio.
Questo blog cercherà di essere un diario, più o meno, della nostra esperienza a stretto contatto con Nati per leggere. Sarà un po' caotico - pubblicheremo un post ciascuna senza seguire un ordine, cioè anche due post per lo stesso giorno. Speriamo comunque che qualcuno lo legga, e che sia divertente.


Ah, per dire due parole in croce su di me, io mi chiamo Martina. Ho 18 anni e mi sono diplomata in giugno al Liceo Classico. Recito da circa una decina d'anni, ho studiato regia e drammaturgia durante sei mesi in Canada e l'anno scorso ho diretto il mio primo spettacolo. No, non mi sto vantando, se ve lo state chiedendo. Son cose che ho fatto, insomma, mi pare giusto dirle. Be', ho un anno di vantaggio rispetto ai miei ex compagni di classe (loro classe '92, io '93) e io deciso di sfruttare questo scarto partecipando al Servizio Civile. Perché? ... perché volevo essere utile, volevo fare qualcosa di pratico, di reale, dopo cinque anni di studio e teoria - bello, sì, ma un po' fuori dal mondo Ciò non toglie che se tornassi indietro probabilmente lo rifarei.
Okay, queste non erano neanche due parole in croce. Meglio che mi fermi qui.


Marty
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